MGMT – 10 anni da “Congratulations”
9 Ottobre 2013. Dublino. Il velluto rosso delle poltroncine dell’incantevole Olympia Theatre, teatro Decò di fine ‘800, era più confortevole e luccicante che mai, nel suo fascino così antico e romantico da sembrare una location di un film di Woody Allen. La compagnia era delle migliori. D’eccezione. Il regalo di compleanno più bello che si possa desiderare. Mia moglie e mia figlia, che sarebbe nata da lì a 3 mesi circa, assieme a 2 miei cari amici, mi accompagnavano in un’esperienza che sarebbe rimasta per sempre in prima fila nei dolci ricordi del mio cuore.
Gli MGMT si esibivano per promuovere il loro terzo e omonimo album. L’hype da stelline dell’electro-pop di fine anni ‘00 si era talmente attenuato da permettergli di organizzare un’unica data nella bomboniera d’Irlanda e non più 3, come nel tour precedente, dove i riecheggi di “Oracular Spectacular” si facevano ancora sentire. Da 4800 persone a 1600 nel giro di un album.
Tutta colpa di uno dei sophomore più riusciti (almeno per il sottoscritto) e controversi della storia della musica del nuovo millennio: “Congratulations”.
Dopo le 3 killer alternative hit: Time to pretend, Kids e Electric feel, che sembravano averli lanciati nell’olimpo della musica da palazzetti di tutto il mondo, Andrew VanWyngarden e Benjamin Goldwasser svelano il trucco. Era tutto uno specchietto per le allodole.
E pensare che i 3 folli e psichedelici video onirici dei 3 singoli avrebbero dovuto far avere la situazione chiara sin dal principio! Arricchiscono la formazione con James Richardson, Matt Asti e Will Berman e con la produzione nientepopòdimenoche di <Mr Spacemen 3> Sonic Boom, sfornano un album da psichedelia fumosa, leggera e contorta, sfumata e sfuggente, condita da testi immaginifici, astratti, splendidamente inintellegibili. Senza hit, senza singoli, senza compromessi.
Si parte da It’s working con la leggiadra voce di VanWyngarden, tra cori, batteria effettata e frequenti cambi di ritmo. Perfetta come gustosa entree per accompagnarci nei meandri di questo fascinoso disco primaverile. La seconda traccia Song for Dan Treacy (sì quello dei Television Personalities) saltella ammiccando allegramente, come chi ti racconta qualcosa ma sai che ti nasconde altrettanto. I ritmi si quietano momentaneamente con Someone’s missing tra falsetti e reverb prima di ricominciare la corsa con Flash Delirium… e che corsa!
Un crescendo carico di tensione che non lascia scampo, che porta sino all’esplosione finale tra chitarre tiratissime e urla punk finali. Giusto il tempo di tirare il fiato con I found a whistle che arriva il cuore di tutto il disco. La suite di 12 minuti e 9 secondi di Siberian Breaks, dapprima molto british con la sua tranquillizzante chitarra acustica ricca di allure, per poi diventare sempre più twee con la sua andatura da Heidi che gioca sulle montagne con Peter, tra synth che passeggiano e salutano le pecorelle che pascolano brucando acidi di pregevole fattura, per poi squarciare il velo della realtà, il telone da scena del teatro, con il suo “If you find the soul that you lost, frozen in a starry void, take it within and hope the sight of blood”, prima di terminare in un lisergico finale strumentale che riappare nei sogni più lieti e negli incubi più inquieti. Torniamo sulla terra (si fa per dire) con la concretezza di Brian Eno, tra bordate di cupi sintetizzatori e batteria che viaggia a velocità doppia prima di approdare all’evocativa traccia strumentale di Lady Dada’s Nightmare tra oscure urla e false orchestrazioni fintamente rassicuranti.
Il finale è tutto negli applausi registrati al termine di Congratulations, title track dalla doppia interpretazione. Gli MGMT si sono applauditi perché contenti del loro lavoro o per schernire sarcasticamente le lodi ricevute per il precedente album, ben sapendo che, in questo caso, il famoso “populino” avrebbe giudicato diversamente? Forse è giusto non aspettarsi risposta.