Cherasco Combat Folk
Sangue, sudore e lacrime…quelle vere che scendono giù quando parte Ebano e capisci che la maggiore età di 900 era solo una scusa, questi tre avevano voglia di suonare insieme e ce l’hanno fatta.
25 date su e giù per l’Italia in più o meno un mese e mezzo di questi tempi non sono poca cosa. Combat Folk d’altra parte mette insieme storie di danza e militanza esemplari: quella di Stefano “Cisco” Bellotti per oltre 13 anni voce dei Modena City Ramblers ai quali già aveva messo le corna per un disco (900 appunto) in compagnia de La Casa del Vento, proprio quella del gruppo aretino è la storia di Luca Lanzi, in mezzo (anche se sul palco sta alla destra del pubblico) c’è quella di Francesco “Fry” Moneti che de La Casa è socio fondatore ma dalla metà dei ’90 è violino, chitarra e il cielo sa quanta altra roba dei MCR. Sotto al palco poi c’è Arcangelo “Kaba” Cavazzuti, il “suono” del rock italiano indipendente.
Kaba è quasi una guida spirituale, il semidio capace di trasformare il casino organizzato dei ragazzi di belle speranze in musica e dare un’impronta precisa e distinguibile ai nostri anni ’90. I Modena e La Casa certo ma anche Gang, Yo Yo Mundi, Massimo Volume, Ratoblanco, insomma se avete in casa un disco di quegli anni è abbastanza probabile che ci sia il suo zampino. Quando poi molla il mixer ha l’abitudine di inforcare le bacchette e dedicarsi a percussioni e batteria (e non solo), lo ha lungamente fatto con i MCR ma pochi sanno che sue sono, tanto per dire, le ritmiche di Colpa d’Alfredo del signor Vasco Rossi.
La tappa piemontese, in un altrimenti tedioso pomeriggio domenicale di metà dicembre, è al glorioso Teatro Graziana Salomone di Cherasco, fuori dal circuito delle grandi città ma dentro l’appassionata accoglienza di Licia e Silvio. Casa loro ogni tanto diventa il centro il mondo e si comincia a costruire qualche piccolo miracolo di provincia, mesi senza fiato per poi esplodere in giornate indimenticabili. Anche oggi platea esaurita, galleria quasi e marameo ai gufi che vorrebbero il trio un’operazione nostalgia per panciuti 40/50enni. “Au contraire, mes amis” ci sono tante giovinotte e giovinotti a battere le manine e i tre conservano una fottutissima attitudine punk anche quando suonano ukulele, chitarra acustica e violino.
“Che ci siamo anche noi e che vogliamo ballare” recita quel gioiello che funge da title-track dell’album di cui si spengono le candeline. “Io non sarò all’appuntamento, possono forte chiamare il mio nome, non sarò complice di nessuno, non sarò carne da cannone”, “Lontano, lontano volevo partire perché qui il mio cielo non ho”, “Sulla strada di Inishmore c’era un signore che mi disse di correre e di cercare, che la notte per lui stava per arrivare e che qualche rimpianto lo faceva soffrire”, “Noi saremo soli a portare la croce e la storia, noi saremo soli contro uomini senza memoria”, c’è poesia vera nelle parole di quell’album. Quella poesia che Luca e La Casa del Vento hanno portato sempre avanti e il cui futuro si chiama Mare di Mezzo, storia di migrazioni, barconi affondati e di una chitarra che Moneti suona più volte durante il pomeriggio. E’ quasi una favola e la racconteremo bene tra qualche tempo, c’è un disco in arrivo e di questi tempi, lasciatemelo dire, è già un atto di eroismo.
In scaletta, naturalmente, i Modena City Ramblers (Carretera Austral live meriterebbe da sola il prezzo del biglietto) e perle del Cisco solista. “Pianura d’aria e sole, pianura di pittori e matti, di cieli sopra fabbriche e campanili” e fanno due ore di canto pagano. Non bastano, ci vuole Bella Ciao e ci vogliono In un giorno di pioggia e Ninna Nanna. Cisco, è vero, ogni tanto prova a fuggirle ma è la Storia, quella che appartiene a noi tutti che continueremo ancora e sempre a trovarci lì “in qualche angolo di mondo”.