faUSt – Live al Circolo della Musica, Rivoli (To) 25/10/2019
Ci sono serate in cui fuori non c’è nulla di interessante da andare ad ascoltare e altre in cui si è costretti a scegliere tra più eventi parimenti interessanti che avvengono in contemporanea. La serata del 25 ottobre è stata una di queste: la leggenda del cantautorato americano Eric Andersen al Folk Club e i leggendari Faust a Rivoli. La mia scelta è caduta su questi ultimi per la maggior vicinanza ai miei gusti ma a quanto si leggerà nel report di questa testata è stato un vero peccato aver perso il concerto dell’autore di “Blue River”. La formazione tedesca che si presenta sul palco dell’ex Maison Musique è quella nella sua incarnazione più recente. Alla batteria, percussioni, vanga e molatrice elettrica c’è il “gigante dal naso enorme” Werner “Zappi” Diermaier (impressionante la sua stazza quando guadagna il centro del palco per percuotere un povero timpano e davvero minaccioso quando si mette a levigare con una mola un badile microfonato); al basso, alla tromba, al trapano elettrico e altri ammennicoli abbiamo Jean-Hervé Péron; ai due fondatori del glorioso gruppo tedesco si affianca Amoury Cambuzat, francese naturalizzato italiano leader degli Ulan Bator e titolare di una carriera in proprio che suonerà la chitarra elettrica, le tastiere e presterà la voce in più di un’occasione. Al centro del palco due ragazze torinesi danzeranno selvaggiamente sui ritmi ossessivi del motor…no, in effetti no…sferruzzeranno a maglia per tutta la durata del concerto, concentratissime sul loro lavoro e divertite dall’insolita esperienza. Il concerto è presentato dagli organizzatori del Circolo della Musica in collaborazione con Jazz is Dead! ed è una gustosa anticipazione della terza edizione del festival internazionale dedicato alla musica sperimentale e alle avanguardie che si terrà il prossimo maggio a Torino; tra l’altro nel 2017 i faUSt fecero parte della line-up della prima edizione. Appena salito sul palco Jean-Hervé Péron, settanta primavere e non sentirle, ringrazia il pubblico presente per aver scelto di condividere con loro i prossimi 75 minuti. In realtà il concerto si protrarrà per quasi un’ora e quaranta minuti senza un minuto di stanca. Anticipatori e alfieri di un certo modo di intendere la musica come forma di assoluta libertà di espressione e pionieri del krautrock, hanno visto il loro nome sempre accostato ad altre band importantissime come Can, Neu!, Amon Duul II e Popol Vu. Sperimentazione, elettronica, cabaret, acusticherie e ritmi pulsanti, dadaismo e schizofrenia, jazz e folk ribollono in un variegato caleidoscopio sonoro, i faUSt sono tra le ultime formazioni in attività a portare in giro un genere considerato defunto ma ben presente nei cromosomi di moltissime band in circolazione. Un pubblico dall’età media inaspettatamente abbassata da un discreto numero di volti giovani, non foltissimo ma preparato, attento e partecipe ha goduto di un set che ha racchiuso ciò che era lecito attendersi: deflagrazioni psycho-kraute, pacifiche oasi ambient-folk, spoken word, musica concreta, ritmi ostinati, elettronica abrasiva e rock destrutturato. Invidio ad alcuni spettatori la conoscenza di tutti i brani eseguiti in scaletta, tra quelli che ho riconosciuto vi sono la recente Fresh Air, It’s a Rainy Day Sunshine Girl proposta come bis e, naturalmente, Krautrock. E poi It’s a Bit of a Pain cantata da Amoury, lenta, dolente e bellissima, un mondo a parte. Ci si aspettava un assolo di ferri da maglia che non è arrivato, ma mica si può pretendere tutto. Tavolino del merchandising affollato di cd e vinili, foto di rito e sfilza di autografi. Si esce davvero soddisfatti.
Si ringrazia il canale Youtube “NienteFluorescente” per il pregevole video integrale della serata che potete vedere qui sotto.