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Ri-cordi. Ri-Solvi.

Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
(Cesare Pavese)

Ci sono un sacco di persone che scambiano la loro immaginazione per la loro memoria.
(Josh Billings)

I swear, I recognize your breath
Memories like fingerprints are slowly raising…
(Pearl Jam, “Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town”)

Arriva sempre il giorno, presto o tardi nella vita, in cui bisogna affrontare certi ricordi, per belli, divertenti e allegri oppure tristi dolorosi, e oscuri che siano.
E affrontarli non vuol dire ripescarli dal nulla del passato, pensarci sopra per un attimo o per qualche minuto, per poi riporli nel medesimo cassetto della memoria dove li si era scovati. Affrontare i ricordi vuol dire guardare bene in faccia ciò che quell’evento a cui fanno eco ci aveva provocato, con tutte le conseguenze che si era portato appresso. In una parola sola, risolvere.
O per lo meno, tentare di farlo. E questo va fatto allo stesso modo per i brutti che per i bei ricordi: perché mica è detto che gli eventi che determinano quelli del secondo tipo non lascino righe, segni profondi da scartavetrare un po’, e ritinteggiare per riportare tutto allo stesso colore della superficie su cui hanno agito.
A volte la nostalgia lascia segni anche peggiori del dolore, segni a cui spesso non diamo peso ma che hanno quello strano potere di confondere il nostro sguardo dal ‘qui ed ora’, facendoci camminare in avanti con lo gli occhi rivolti ad un ‘altrove’.
Che, in sostanza, è sempre la miglior maniera per inciampare e farsi male.

 

 

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".