Past, Future, Present e i Kiss Live nell’amata Torino
Sette Agosto, A.D. 2019
Seduto in un diner sulla Broadway gusto le mie deliziose e fumanti scrambled eggs con bacon croccante e pancake sommerso da sciroppo d’acero, giro il silver spoon nella tazza di caffè bollente e nero come la notte in modo quasi ipnotico.
Leggo Less Than Zero ed ho vicino a me Chinaski che ha già finito un six pack di birra belga e, nevrastenico come sempre, comincia con le sue dita storte a picchiettare i tasti della sua Valentine.
In airplay My Aim Is True delizia le mie orecchie e la quotidianità scorre lenta ed ordinariamente inesorabile, ma, ad un certo punto una busta al profumo di organza si appoggia delicata sul mio tavolo attraverso una mano avvolta in un guanto di pizzo nero.
Apro la busta, al suo interno strane istruzioni incomprensibili e solo un numero telefonico tangibile.
Pago il conto e con gli spiccioli del resto mi infilo in una cabina rossa, digito 555-1. Non faccio in tempo a finire il numero e si sgretola il pavimento sotto di me.
Il panico mi invade, chiudo gli occhi e vengo risucchiato in un vortice cremisi, riapro i bulbi oculari e mi ritrovo nell’amata Augusta Taurinorum e, dall’odore di peperoni, salsiccia, cipolla e crauti capisco di esser in Corso Sebastopoli al Pala Alpitour: è il 15/05/2017. Lo apprendo da un membro dell’appena nata confraternita del Non Olio Di Palma che nel mio presente ha già conquistato il Nord Europa; una folla immensa a ridosso del palazzetto, poster dei Kiss ovunque, cazzo … ci sono loro in persona questa sera.
Beh, prima di ritornare al futuro non posso non godere dei quattro super eroi del rock n roll di New York.
Recupero un biglietto grazie al mio innato charme e savoir-faire, saluto una caterva di amici del passato, presente che diverranno del futuro e ovviamente con Banana pietrificata dall’immancabile Lacca Splendor agguanto la prima fila con vicino a me Audrey Horne.
Il Pala Alpitour è pieno come un uovo, l’aria è elettrica di eccitazione, le luci sfumano e come dei veri super eroi compare dal nulla e da un’altra dimensione la band del bacio ovvero i fantasmagorici Kiss.
Il palco è invaso da infiniti amplificatori Marshall, vere e proprie muraglie per invadere e deliziare i nostri padiglioni auricolari, alle spalle dei nostri eroi mascherati il loro fiammeggiante e gigantesco logo luminescente pronto a sconfiggere la malvagità della bieca musica dozzinale.
Eric Singer aka The Catman alza la bacchetta sinistra e così inizia lo storyboard della serata.
The Catman dietro la sua batteria spaziale costruisce i ritmi tipici della Big Apple, suono possente, crudo, ruvido come una bella scazzottata in un vicolo buio.
Singer/Catman percuote la batteria con precisione e devozione come la macchina da cucire di cui porta il cognome e, come il felino che impersona, sguscia con le sue bacchette su tamburi, tom e piatti con agilità e perizia sopraffina. Di rimando noi battiamo i piedi ipnoticamente e selvaggiamente creando il contraccolpo alla sua cassa che detta l’amorevole headbanging.
Direttamente dalla galassia Nova X 69 invece Tommy Thayer aka The Spaceman, guitar hero per nascita dinastica e fato millenario con la sua Gibson Les Paul imbastisce riff metafisici ricchi di groove e note. Con i volumi a undici le mani di Starman/Thayer sfrecciano sulla tastiera della sua sei corde promulgando il verbo del rock n roll, lo Starman si contorce sullo strumento in acrobatici assoli con l’aggiunta dell’effettistica a pedali portandoci all’orgasmo e ad alzare gioiosamente e accuratamente le corna al cielo. Intanto direttamente dal profondo dell’Inferno The Demon aka Gene Simmons sulle sue dinosauriche altissime zeppe ci bombarda con le profonde note cupe e ritmate del suo basso ascia; i giri sulle spesse corde di The Demon sono lamate di ritmo che si infilano nelle sinapsi facendole dissipare di sanguinolenta passione per poi tirar fuori insieme al Demon la lunghissima lingua demoniaca, strumento usato anche per l’amore più carnale e viscerale. E non poteva che essere Lick It Up il grido di battaglia per l’innumerevole Kiss Army.
A capo dei quattro supereroi della Big Apple, dai vicoli più tetri e malfamati di Manhattan, arriva colui che da voce al repertorio della band che nei dorati seventies donò il proprio sangue per scrivere i dialoghi per le pagine di un fumetto a loro dedicato; si erige sopra di noi volando sulle nostre teste come una stella luminosa Paul Stanley aka The Starchild.
Il sex symbol The Starchild una volta atterrato sullo stage già fa innamorare le donne presenti ingravidandone più di una solo con lo sguardo, a petto nudo e villoso e con la stella disegnata sull’ occhio destro fa venire più di un pensiero lussurioso anche a me, la voce sensuale è accompagnata dalla sua chitarra ritmica cosparsa di specchi rotti riflettenti.
Paul/Starchild sculettando selvaggiamente coadiuvato dai tre sodali ci regala una tracklist da sogno.
Spazio ai brani dei più recenti album, ma – quando i riff dei classici cominciano – il palazzetto è pronto ad esplodere; Cold Gin alcolica, Do You Love Me beatlesiana fino al midollo, Black Diamond alchemica, Sure Know Something da farci l’amore soavemente, Plaster Caster calcante al punto giusto, Calling Dr. Love e vengo tirato giustamente in causa, e a seguire una sequela di brani killer dove si erige con un coro strabordante l’inno di quelli come noi che vivono fino al midollo la rock n roll attitude. Parte Rock N Roll All Nite ed è davvero “It’s Party Everyday“: la mitica song viene cantata all’uniscono da tutti con trasporto e tutti grondanti sudore ed un pò puzzolenti ci abbracciamo felici e consci del grande show che i supereroi del rock n roll ci hanno regalato.
A furor di popolo li rivogliamo sul palco ma capiamo che essendo i salvatori per scelta divina delle nostre vite rock n roll, The Demon, The Catman, The Starchild e The Starman sicuramente sono stati chiamati per un’altra ed incredibile missione in the name of rock n roll music e come erano arrivati dal nulla così i nostri eroi si dileguano.
Si esce dal Pala Alpitour con un cuore colmo e gonfio di suprema gioia e beltà e si salutano i compagni d’avventura.
Io però devo capire ed ingegnarmi su come tornare nel mio presente, nei miei giorni di un futuro passato. Cerco la mia Audrey Horne che purtroppo non trovo – sicuramente è tornata nella sua dimensione già colma di svariati sbalzi temporali – così provo ad invertire il cammino che ho intrapreso all’andata. Dalla tasca ritiro fuori il numero telefonico e provo con 555-1 ma niente, riprovo ma niente, allorché provo a digitare il numero con il guanto di pizzo.
Infilo sulla mano l’accessorio di pregevole fattura, digito di nuovo disperatamente il numero e sotto i miei piedi la terra trema, un vortice di ragù carnoso napoletano mi inghiotte ma non mi spettina e mi ritrovo nuovamente sulla Broadway.
Sono di nuovo nel futuro, al giorno d’oggi ma quest’estate, nel mio presente e non nel diner, ma, bensì sul palco del Madison Square Garden. Sono colui che interpreterà Hedwig, musical da me amato all’inverosimile, son pronto per quel ruolo da tutta una vita, il pavimento del teatro è bianco e nero a zig zag, drappi di tende rosse, Audrey Hepburn che danza parlando però al contrario, un nano si avvicina a me saltellando, Sheryl/Audrey si avvicina sensuale con la Audrey Dance e mi sussurra all’orecchio la frase “Ci rive…” no no no no no no no no no no non è possibile.
Ma questa è un’altra ed incredibile storia Ragassi e Ragasse.
Stay Tuned from more Rock n Roll.