Pay attention, please!
Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! – Guardate piuttosto come ride. (Fëdor Dostoevskij)
Le persone sono così stupide. Nessuno legge più, nessuno esce e guarda ed esplora la società e la cultura in cui è cresciuto. Le persone hanno un’attenzione di cinque secondi e la stessa profondità di un bicchiere d’acqua. (David Bowie)
“There were rooms of forgiveness
In the house that we share
But the space has been emptied
Of whatever was there”
(Sting, “Consider me gone”)
Qualche giorno fa leggevo, su una pagina di questo contenitore virtuale che è Facebook, la considerazione – tra l’accorato e l’arreso – di un mio contatto, padre di una ragazzina neo adolescente che, nel giro di pochissimi anni, ha spostato di molto la sua attenzione dalla vita che la circonda (quella fatta di giochi, passeggiate col papà, letture di libri e condivisione di momenti di aggregazione con parenti e amici) alla vita che, molto abbagliando, sfugge via inconsistente: esattamente quella che tutti noi ritroviamo durante il giorno negli schermi a 8 pollici retroilluminati dei nostri cellulari.
Tra le considerazioni più interessanti che lui suggeriva, c’era quella della sottrazione del godimento del momento presente (l’essere qui e ora, e gustarsene ogni momento) a discapito di una promessa di godimento virtuale. Una sostituzione insostenibile. A prescindere dall’enorme costernazione che se ne riceveva, la delusione maggiore risultava quella propria di un figlio degli anni 80 depauperato dalla promessa – fatta a quei tempi dai personal computer e dal loro luminoso avvento – di un futuro meno recluso, meno separativo, con l’uomo al suo esatto centro. Poi effettivamente le cose non sono esattamente andate così: almeno non fino ad ora.
Ma quella che in un certo senso veniva qui considerata come una causa – la distrazione da realtà differita – è in realtà solo conseguenza, in un discorso ben più ampio e con radici ben più lontane. Fondate nel campo molto più radicato della ormai endemica mancanza di considerazione, attenzione, della disabitudine ad attestare la giusta importanza delle ‘faccende umane’ di più valore.
La poca attenzione all’umano è qualcosa che sperimentavamo da troppo tempo, per sperare che non confluisse e venisse accentuata in qualcosa che ne è la sua quasi negazione. Ed eccetto rari casi, e rarissimi esempi ed utilizzi, questi nuovi strumenti non fanno eccezione. Ridare a tutte le cose il loro ruolo e il loro giusto spazio, dovrebbe essere inserito in tutti i programmi scolastici, nelle regole aziendali e – soprattutto – nelle agende dei Governi. Che un telefono, miei cari, è solo un telefono: e se una volta “allungava la vita”, oggi tende solo ad imitarla.
Senza nemmeno gli applausi finali.