These Days (R.E.M.) – Settembre 1990
Nella Marbella ci stavamo scomode io e la mia adolescenza, mia madre e mia sorella.
Ero convinta che la Seat uscisse dalle fabbriche già sprovvista di ammortizzatori altrimenti non si spiegherebbe perchè sobbalzassimo in pianura.
Prendete questa macchina e piazzatela in un punto tra la Costa Smeralda e Sassari, un punto a caso.
Non mi sentivo decorabile: mia sorella si sarebbe sposata entro una settimana ed ero rimasta, come sempre, solo io quella senza vestito da cerimonia.
Ripeto: non ero decorabile. Non era un eufemismo.
Liceale del classico sempre rimbalzata dai maschi, media alta, buone letture …et voilà, io a 16 anni.
Immusonita, arriviamo all’altezza del cancello tramite cui si accedeva alla casa di Annalisa.
Mio fratello Stefano compie un gesto che lui non sa, ma io so, e ci vorrebbe un regista degno, tipo che ne so, Virzì per raccontarlo. Prende una tdk da 60 con l’etichetta azzurrina, la infila nell’autoradio.
Parte una canzone.
La seconda, avrei saputo dopo, neppure la prima LA SECONDA:
THESE DAYS.
Io credo di avere avuto tutto insieme un orgasmo multiplo, una crisi psicotica, l’esplosione in testa di un palloncino, una febbre violenta.
Cosa sto ascoltando?
Chi sono?
Ma cos’è?
Il mio misero inglese, il mio misero inglese, la chitarra feroce ma buona, sdrang sdrang sdrang, la voce: avrà 50 anni, che voce ha?
Che dice?
Esplodevo, nell’arco di 3 minuti, tutta per aria, esondavo nell’abitacolo, uccidetemi qui, ora, sopraffatta.
Presa per mano, una mano che mi tiene e mi solleva, mi prende, mi calma.
Mi calma.
Mi calma
THESE DAYS capace di calmare.
Avviene una potatura completa neuronale nella mia testa:
una sostituzione completa tramite Rickenbacker.
Il tutto senza anestesia.
In vitro.
Nel tempo reale.
Molti anni dopo, potrei pomposamente dire anche molte vite dopo (“name three…”), i R.E.M. mi tengono la mano con tenacia.
E’ un matrimonio perfetto, una relazione efficace e piena di amore.
Niente mi rinfranca come loro. Niente.
Loro c’erano, ci sono stati.
Amici miei, la variopinta sceneggiata che è la vita:
“Happy throng take this joy wherever you go”,