Ride: “Nowhere” – 30 anni di sogni brucianti
Una gigantesca, spaventosa onda anomala, uno tsunami di inarrestabile, meravigliosa forza bruta si inerpica nel mare placido rappresentato dalla copertina di “Nowhere”, quasi un serpente che striscia dai bordi dell’acqua pronto a travolgere, con i suoi suoni passionali e coinvolgenti, il cuore dell’ascoltatore, a sconquassare la sua anima.
E’ questo il vero inizio della pietra miliare di un terzo della Sacra Triade dello Shoegaze.
Se i My Bloody Valentine sono il Padre, i Ride sono sicuramente il Figlio, laddove gli Slowdive sono indiscutibilmente lo Spirito Santo.
Non è un mero discorso cronologico di uscita degli album o di exploit delle band ma, a mio modo di vedere, uno stato di fatto, una verità quasi ontologica, un mistero della fede. La fede nel rumore.
Povero populino piccolo piccolo, sempre pronto a rincorrere i tuoi teen-idol e la loro melodia… Non sai cosa ti perdi quando perdi l’essenza del rumore. Quando non comprendi che la melodia non esiste senza il fragore. Senza le orecchie sanguinanti di crudo noise che si inerpica tra le vene e le arterie e ti trafigge nella tua vera essenza, nel tuo vero Io.
L’incipit sonoro di “Seagull” dovrebbe essere insegnato nelle Università del Buon Gusto (se solo esistessero), nelle Accademie dell’Arte, con insegnanti Kevin Shields e Thurston Moore e assistenti Ira Kaplan e William Reid. Come lo tsunami della copertina la traccia cresce, cresce, cresce sempre più sino a lavare le ferite nella catarsi, a dissolvere i peccati purificandoli.
“In a Different Place” e “Vapour Trail” sono, invece, esattamente l’esempio di quanto affermato prima. Melodie limpidissime, di acqua lucente, che sgorgano come zampillando dalla fonte, che emergono come Yang dallo Ying, come l’Ordine emerge dal Caos. Il famoso detto: “Gli estremi si toccano” non potrebbe essere contestualizzato meglio.
Andy Bell e Mark Gardener si alternano alle voci. Il primo più etereo, sognante, il secondo più terreno, muscolare. Eppure è proprio da Gardener che “Dreams Burn Down” esplode in tutta la sua magia, in cui i sogni bruciano con tutta la loro forza, per rinnovarsi ogni volta, per diventare ogni volta più veri, più nostri, per rinascere ogni volta come fenice dalle loro ceneri, come fenice dalle nostre ceneri.