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Manuel Agnelli cavaliere solitario per Monferrato On Stage

Qualche volta il rock devi andarlo a cercare, per trovarlo dove e come non ti aspetti.

E’ un Manuel Agnelli in versione Cavaliere Solitario, quello che sale sul palco di Cavagnolo nella prima vera serata dell’estate torinese. Monferrato On Stage ha piazzato il colpo grosso, ed ecco qua l’ultimo vero rocker italiano: musicista, compositore, cantante, frontman di una delle più apprezzate band nazionali, che risponde al nome di Afterhours.

Dietro (o accanto) numerosi nomi di successo c’è proprio lui, in veste di mentore o produttore, o entrambe le cose. Cristina Donà ha mosso i suoi primi passi discografici con la sua produzione, come pure i La Crus e i Massimo Volume. E, dopo avere collezionato una serie innumerevole di successi a livello internazionale, è lui a lanciare alcuni anni fa i Måneskin, che hanno portato il rock made in Italy al successo planetario.

E insomma sul palco, mentre il crepuscolo si spegne e la calura cede ad una corroborante brezza fresca (“Oggi qui era un forno, ma stasera ce la giochiamo bene”), eccolo alternarsi tra chitarra acustica e tastiera, lunghi capelli castani e barba brizzolata (il nostro ha raggiunto i cinquantotto giri intorno al sole, e non ne fa mistero), spiegando ai numerosi ed entusiasti spettatori che lasciare a casa ogni tanto quegli orpelli che troppo spesso fanno del rock un circo equestre permette di offrire un concerto, nel vero senso della parola. Non uno spettacolo, ma un concerto, nel quale può stabilirsi un contatto diretto tra l’artista e il suo pubblico.

Il rock c’è tutto, anche se piano e chitarra acustica, a prima vista, parrebbero incarnazione del pop: ma è la sua grinta, è il suo modo di sorprendere passando all’improvviso dal sussurro al ruggito, è l’energia dell’interpretazione a restituire ad ogni singolo brano tutta la potenza originale. E, guarda un po’, si scopre che l’intensità di tanti successi sta soprattutto nei testi, prima ancora che nella musica e nell’arrangiamento. Così, sorrette da armonia e melodia scarnificate all’estremo, le canzoni risuonano, vibrano, penetrano nell’anima e vi infondono tutta la carica che sin dall’origine le caratterizza e le ha rese esplosive.

Sfilano sul palco i grandi successi degli Afterhours, dei quali Agnelli è autore: da “Ballata per la mia piccola iena” a “Male di miele”, a “Quello che non c’è”. Parole disincantate, crude, spesso attraversate da una venatura nera: in versione elettrica o acustica, fa lo stesso, si materializza quella sottile tendenza alla distruzione del prossimo e, forse, all’autodistruzione, che da qualche parte, in qualche recondito angolo dei pensieri e dell’anima, alberga suadente in ciascuno di noi.

Nella scaletta trova spazio anche l’album solista realizzato da Manuel Agnelli lo scorso anno, “Ama il prossimo tuo come te stesso”: lavoro intensissimo e di non comune eleganza, si adatta perfettamente alle sonorità acustiche del concerto in solo. Di “Proci”, Agnelli mette in risalto l’ironia feroce, mentre “A Milano c’è la peste” si rivela ballata malinconica e profondamente intima – come intima è l’atmosfera che pervade l’album nella sua interezza. Canzoni di malinconia, di rimpianto, di desiderio di libertà.

L’Agnelli sul palco di Cavagnolo è lontano dall’immagine di Cavaliere dell’Apocalisse che i suoi testi potrebbero suggerire: sorride spesso, dialoga e scherza con il pubblico, che risponde, applaude, canta e, poco oltre la metà dello spettacolo, abbandona le sedie per accalcarsi sotto il palco a sudare e ad urlare il proprio entusiasmo a braccia alzate, come nella migliore tradizione rock. Quello elettrico, rumoroso, frastornante. Svettano i telefonini, in un tripudio di fotografie e filmati che ciascuno porterà a casa come reliquie di un rito dal sapore vagamente sacrificale. Obbligatorio il bis, richiesto a gran voce ed eseguito su un tappeto di applausi ininterrotti.

Manuel Agnelli
20 Luglio 2024
Cavagnolo, Piazza del Municipio
Monferrato On Stage

Manuel Agnelli 20/07/2024 Cavagnolo, Piazza del Municipio
Author: Stefano Barni
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Stefano Barni

Curo le foglie. Saranno forti, se riesco a ignorare che gli alberi son morti.