Daniela Pes, spirali magnetiche alle OGR.
Martedì 28 Novembre – OGR Torino
Difficile aggiungere qualcosa all’articolo che Ettore Craca scrisse qualche mese fa e che trovate qui. Mi limito a scrivere alcune impressioni personali, ringraziare le OGR per aver reso possibile tutto questo e farvi vedere qualche immagine che ho scattato nella Sala Duomo delle OGR Torino.
Il primo pensiero che mi è venuto in mente appena finito il concerto è stato: “Quando la rivedrò di nuovo?”. Sì, perché il suo live entra di diritto tra quelli indimenticabili: per come Daniela Pes sa stare sul palco, per il trasporto cl quale esegue i brani di quell’unico immenso bellissimo disco d’esordio, per la cura che riserva alla replica degli incredibili arrangiamenti di “Spira”, per la concentrazione che la porta a suonare quasi sempre a occhi chiusi, per i suoi capelli che svolazzano quando i ritmi si fanno più incalzanti per poi distendersi sulla consolle nei momenti più solenni, per il rosso delle sue labbra, per la bravura delle sue collaboratrici (Maru Barucco, elettronica, voce e altro e Maria Giulia Degli Amori, voce e fantasiose percussioni), per tutta la bellezza.
La musica di Daniela è un misterioso fiume sotterraneo che lento e sinuoso si fa strada tra grotte segrete, scava terre e leviga rocce antiche, ogni tanto si fa impetuoso ed ha il rumore dei tuoni in lontananza, raccoglie ciottoli e li deposita sul suo greto, poi si trasforma in una scintillante cascata e quando sbuca in superficie non finisce in mare ma sale in spirale per vagabondare tra le stelle.
La sua voce ha qualcosa di così arcaico e misterioso, è pietra focaia, mirto e polvere da sparo. Nulla è nato per caso, è il frutto di un lavoro di anni giunto alla giusta maturazione per avvolgere in abbraccio caldo e profumato dal quale non ci si vorrebbe mai liberare.
I suoni così finemente elaborati, fatti di una elettronica talmente materica e viscerale, scuri e profondi, tribali ed ancestrali, privi di sentori artificiali, bellissimi e concreti da lasciare senza fiato.
E a bocca aperta, a fine concerto.
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