L’Arpa e la Voce, una notte con Cecilia e Joe
Circolo della Musica, Rivoli (To) 17/11/2023
Qualcosa di inaspettato è ancora possibile? Qualcosa che esca dal cortocircuito disperato prevendita 24 mesi prima, biglietto a 100 euro, posto nella piccionaia di uno stadio? Qualcosa che sia fatto per puro gusto? Sì, le cose belle succedono e una volta ancora prendono forma sulla strada che da Rivoli porta a Rosta. Sotto la collina morenica da tre anni la Maison Musique è diventata Circolo della Musica ma nemmeno un grammo della magia eversiva del tempo che fu è andato perduto, anzi ora beneficia di quelle che il gran signore della divulgazione Federico Sacchi ha definito le “giancursate”, ovvero le idee di bellezza firmate da Gigi Giancursi con la complicità di Piera Melone.
Venerdì 17 novembre, alla faccia della superstizione, ecco quindi sullo stesso palco l’arpa e la voce di Cecilia insieme al poliedrico Mauro Ermanno Giovanardi. Lei, che la sorte ha spedito sul palco poco più che bambina insieme al Cantovivo diciotto anni fa, agguanta subito il pubblico, lo riscalda e se lo porta su e giù per le montagne russe delle emozioni.
Poi “la voce” arriva, roca e appesantita da una costipazione che ha rischiato di tenere Joe a casa, e le prime parole: “Angela, Angela, angelo mio”. Sono quelle di quella vecchia “cassettina” della Curcio con la quale il me bambino ha viaggiato per la prima volta sulle note e la poesia di Luigi Tenco. Tra pochi giorni torneranno i La Crus e per un po’ il cantante confidenziale lascerà spazio a cose bellissime ma diverse, è anche questo forse a fare di questa notte una notte ancora più preziosa.
“Non esiste alba abbastanza chiara non esiste notte abbastanza scura non esiste luce che possa illuminarmi non esiste sguardo che possa ferirmi”, a qualche metro da noi si è materializzato un miracolo. Si intendono a meraviglia e hanno provato insieme meno di mezza giornata, di fatto siamo di fronte quasi a una jam session.
Chi è arrivato qui si è portato la propria vita, le gioie e le infelicità ma anche uno spazio vuoto per riportare a casa un nuovo sé, perché di fronte a due che creano qualcosa di totalmente inedito è quasi un dovere rimescolarsi un po’, fare la propria parte all’interno del processo di creatività universale. Non è una serata come le altre “ma chiamerai il mio nome, lo so che lo farai, non c’è nessun altro mondo, così vicino a te che è così uguale a me”…
Sono le cover a fare da cartina di tornasole del clima che si sta creando, Cecilia ne porta due davvero straordinarie: “750.000 anni fa… l’amore?” del Banco del Mutuo Soccorso e “La sposa” di Giuni Russo. Joe contribuisce con l’immancabile “Canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André e quella “Lieve” dei Marlene Kuntz che è “meglio del perdersi in fondo all’immobile, meglio del sentirsi forti nel labile”. Fuori di qua ci aspetta il mondo cannibale, ci troverà indistruttibili.
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