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Marcus Miller a Torino, da brividi

Passa per Torino il tour di Marcus Miller, acclamato musicista e leggenda vivente del Jazz

 

Pochi musicisti al mondo possono vantare il carnet di riconoscimenti che Marcus Miller, classe 1959, ha al proprio attivo: tra i tanti, due Grammy Award e perfino la nomina ad Artista per la Pace da parte dell’UNESCO. Innumerevoli le sue collaborazioni, non solo in ambito jazz: Eric Clapton, Chaka Khan, Carlos Santana, Bryan Ferry e molti altri si sono rivolti a lui in veste di musicista o produttore, o entrambi i ruoli. Sul sound di tutti, Miller ha lasciato un’impronta personalissima e indelebile.

Ma la collaborazione più nota ed importante, che lo lancia nel firmamento dei musicisti più apprezzati dell’intero pianeta, risale agli anni ’80, quando Marcus Miller approda alla corte di Re Miles e contribuisce in modo significativo a plasmare il carattere del periodo elettrico del trombettista, da tempo ormai consacrato come una delle personalità più originali nell’ambito jazz.

L’apogeo del sodalizio tra Miller e Davis è rappresentato dall’album “Tutu” (grazie al quale sarà Miles Davis a vincere un Grammy Award), per il quale il bassista firma quasi tutti i brani, cura gli arrangiamenti e si assume il ruolo di produttore. L’album, e in particolare l’omonimo brano, dedicato all’arcivescovo Desmond Tutu (quando ancora in Sudafrica l’apartheid era legge dello Stato), sono ormai simbolo di innovazione nel suono e icona della produzione più recente di Miles Davis.

E’ perciò ovvio che le aspettative per il concerto al Colosseo di Torino fossero alte: ebbene, non sono state deluse.

Qualche istante prima dell’inizio, i tecnici verificano gli strumenti, basso e batteria in particolare: si percepisce immediatamente il suono secco e dettagliato che caratterizza la musica di Miller, che poco dopo apre il concerto con “Detroit”, infiammando subito il pubblico.

Sul palco, lo accompagnano musicisti di indubbio valore tecnico: Anwar Marshall alla batteria, Donald Hayes al sax, Xavier Gordon alle tastiere e Russell Gunn alla tromba. Miller li chiama ai soli e nello stile di Gunn si percepisce l’insegnamento di Miles: poche note, quelle giuste. Il sax di Hayes, invece, avvolge, accompagna e -a tratti- urla, mentre Marshall tiene il tempo con grande nitidezza, ottenendo a sua volta lo spazio per esibirsi in soli potenti ed eleganti. Molto lavora, e bene, Gordon alle tastiere, offrendo completo supporto a Miller, dal cui basso -ovviamente- non arriva soltanto l’accompagnamento ritmico, ma gran parte della melodia, eseguita con tecnica sopraffina e classe infinta. Un suono potente ma misurato, distintamente elettrico, dove ogni strumento si amalgama alla perfezione con tutti gli altri. Marcus Miller e le sue quattro corde -toccate, accarezzate, percosse- sono protagonisti, non tanto da far risultare il sound un semplice tappeto al loro servizio. Il jazz è in primo piano, ma (se proprio vogliamo indulgere a distinzioni accademiche) ci sono anche fusion, groove, soul, R&B e, perché no, un poco di funk. Equilibrio è la parola chiave.

Miller e la sua band, con “Mr. Pastorius”, non mancano di omaggiare l’immenso Jaco: un “collega”, un altro bassista in grado di tracciare una via che sono stati in molti a seguire nonostante la prematura e tragica dipartita. Il concerto si avvia a chiusura proprio con “Tutu” e con la sala -al completo- in delirio. Non può mancare il bis: una personalissima interpretazione di “Come Together” dei Beatles giunge a chiudere un cerchio ideale.

Marcus Miller 29 ottobre 2023
Torino, Teatro Colosseo

 

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Author: Stefano Barni
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Stefano Barni

Curo le foglie. Saranno forti, se riesco a ignorare che gli alberi son morti.