Always dare! – Sabrina Oggero Viale e Alberto Marsico 20/09/23
Osare sempre: nella formazione, negli arrangiamenti, nel repertorio. Alberto Marsico all’organo Hammond e Sabrina Oggero Viale alla voce osano, stupiscono e convincono.
Alberto Marsico non ha bisogno di presentazioni: attivo sulla scena musicale mondiale da oltre trent’anni, è sicuramente da annoverare tra gli hammondisti più influenti in Italia ed Europa. Vanta esibizioni in ogni angolo del globo e collaborazioni con una nutrita schiera di pesi massimi del Jazz italiano (Fabrizio Bosso, Enzo Zirilli, Dado Moroni…) e non (Benny Golson, Joey DeFrancesco, Kenny Burrell…).
E che dire di Sabrina Oggero Viale? Definirla semplicemente “cantante” sarebbe riduttivo; “vocalist” non rende neppure lontanamente ciò che con la sua voce può fare e le idee che sa mettere in campo. Prendo a prestito il titolo di una famosa canzone e, seduta stante, la battezzo “Maestra della Voce”: incantevole protagonista, motore creativo in tutti i progetti nei quali si cimenta.
Il sodalizio artistico tra i due -“Always dare!”, osare sempre- è consolidato ed ha al proprio attivo l’album “The Wedding” del 2017. Da questo repertorio prende le mosse il concerto, per discostarsene ben presto ed inanellare una sequenza di brani arrangiati successivamente. Basta chiudere gli occhi per immaginare sul palco un ensemble ben più vasto, complici le mille sfumature della voce della Oggero Viale e la stupefacente gamma timbrica dell’organo Hammond di Marsico.
Si vola, e si vola alto, senza il benché minimo timore di precipitare. Le mani di Alberto si muovono sulle due tastiere con una naturalezza così istintiva da sembrare, in qualche passaggio, noncuranza: eppure, ogni fraseggio è perfetto, ogni singola nota è quella giusta al momento giusto, ogni accordo è esattamente quello che deve essere, anche nei momenti aperti all’improvvisazione. Capisci subito che dietro quella naturalezza, dietro quel tessere trame invisibili di tasti bianchi e neri, c’è una classe di rara squisitezza.
E Sabrina, lei canta ed incanta, sussurra, ruggisce, vezzeggia. Il rispetto per lo spirito dei brani è assoluto, ma l’interpretazione è sincera e sua dal profondo, personale e originale come raramente accade di ascoltare. Si distende elegantissima sul tappeto volante dell’organo Hammond: rapita e visionaria, trasmette il suo sogno ad ogni singolo spettatore, che lo accoglie e lo fa proprio, vivendo momenti di emozione intensissima.
Il concerto scorre in un istante e si giunge al bis: “Imagine” di John Lennon, di per sé una delle più toccanti canzoni mai scritte. Sabrina accenna appena la melodia, ma la lascia in secondo piano tra sussurri e bisbigli. Quella che porge al pubblico è l’anima più profonda del brano, che si trasforma in poesia pura, commovente ed ipnotica. E poi, ad un tratto, un improvviso di Alberto trasfigura la sala in una cattedrale immensa. Di più, infinita. Le ultime note sfumano tra lo stupore e lo stordimento di tutti. Parte l’applauso, scrosciante; Alberto e Sabrina sorridono e si guardano complici, mentre in sala stentiamo a ritrovare la concretezza della realtà.