Shout Out Louds: TOdays-day 3
La prima volta che sentii il nome Shout Out Louds fu il 2011. Mi feci amabilmente trascinare a vedere un loro concerto. Vivevo a Milano in quel periodo. Una Milano in profonda trasformazione. Giuliano Pisapia, candidato di Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola, da lì a un mese circa, sarebbe diventato il primo sindaco di centro-sinistra di Milano dopo 18 anni di egemonia di centro-destra. Milano stava diventando sempre più la capitale italiana del mondo hipster e la Salumeria della Musica, locale nato come jazz club con tanto di cibo e tavolini soppalcati ai lati del palco , aveva preso, nel cuore del popolo dei risvoltini, il posto che aveva lasciato, causa chiusura, la Casa 139.
Il concerto fu molto gradevole, come la serata d’altronde. Parole che potrei riutilizzare nella stessa maniera 10 anni dopo. Gli hipster, con risvoltini annessi, sono stati fagocitati dal mondo mainstream della moda e del costume perdendo tutto il loro significato. I Cani non fanno più dischi e la Salumeria della Musica ha chiuso i battenti.
Il sinonimo di Indie è diventato Tommaso Paradiso e i concerti, quando si fanno, si fanno seduti e all’aperto ma gli Shout Out Louds sono sempre gli stessi: molto gradevoli. Il frontman, Adam Olenius, è sempre più simile al Bradley Cooper del film: “A star is born”. Sembra bramoso di contatto con il pubblico dopo questi anni di astinenza.
Scende addirittura dal palco camminando attraverso le sedie del TOdays mentre chiede agli spettatori di alzarsi in piedi, quasi a voler dire: “so che non ci possiamo abbracciare ma avviciniamoci comunque il più possibile, sentiamo l’energia l’uno dell’altro”.
Tutto scorre con il giusto ritmo e, tra un rimprovero ai fotografi che come da protocollo vanno via dal sottopalco dopo 2 canzoni, una cover di “Out on the weekend” presa a piene mani da “Harvest” di Neil Young, le hit “Very Loud” con il suo Little by Little nel ritornello e “Wish i was dead pt.2” che faceva parte, nientepopodimenochè, della colonna sonora di “The O.C.”, si chiude il cerchio. A ripensarci è quasi una chiusura del cerchio anche personale. Le cose in questi 10 anni sono cambiate molto anche per me. Com’è normale che accada nella vita di una persona che prima aveva quasi 23 anni ed ora quasi 33. Ma, un po’ come per gli Shout Out Louds, rimane la musica. Unica vera costante delle nostre vite, votate all’arte che ammalia le orecchie.