20 anni dopo abbiamo sempre ragione noi
“Genova sembra non finire mai. Ma è un’illusione. Genova, come ben sanno i viaggiatori di Baudelaire, che viaggiano per il viaggio e non per la meta, ha un inizio e una fine”, così comincia il libro di Domenico Mungo dal quale parte il durissimo reading punk approdato il 18 luglio nel cortile seicentesco dell’Open Factory di Nichelino.
L’occasione è il ventennale della tragica scomparsa di Carlo Giuliani, ucciso a 23 anni durante gli scontri del tristemente noto G8 del 2001. Lo scrittore Domenico Mungo, accompagnato dal suo Black Mungo Acoustic Trio, porta sul palco un reading in musica tratto dal suo libro “Avevamo ragione noi”.
La sua narrazione, la chitarra di Nino Azzarà e il theremin di Lorenzo Giorda sono una sorta di macchina del tempo. Una macchina messa a punto ad arte per ricondurci in quei giorni, in quei luoghi, in quell’aria irrespirabile: densa di lacrimogeni, cieco terrore, disperazione e purtroppo anche di morte.
I Black Mungo non sono qui per intrattenerci, la mia esperienza emotiva (che allora dovevo ancora compiere quattro anni) è quella di chi si ritrova all’improvviso nel bel mezzo di un momento di raccoglimento collettivo appassionato. Emozione che si fa collettiva, figlia di un’esigenza profonda da parte di tutti i presenti, quella di ricordare, ricordare e ancora ricordare.
Tante volte mi ritrovo con gli occhi chiusi. Mi sembra di sentirlo forte il rumore di quei pestaggi, le urla, l’odore del sangue. Per me che ero troppo piccolo per avere la percezione di quanto stava accadendo e diventare testimone come lo sono loro, come uomini e quella sera come artisti è un’occasione davvero preziosa.
Ben vengano questi spettacoli, questi incontri, queste iniziative. Passiamo parola, spargiamola quella voce e quella musica, per la prossima volta, per ritrovarci ancora più numerosi.
Lo dobbiamo a chi c’era e alle nuove generazioni. Lo dobbiamo a chi non rinuncia a sognare un mondo lontano dalla tirannia del pensiero unico. Lo dobbiamo a Carlo.
Simone Dionigi