NOSTRALGIA delle nostre anime in lattina.
Il caldo è torrido in città, l’asfalto ondeggia magmatico sotto le suole delle mie All- Star nere, la colonnina di mercurio tocca la vetta dei 451° Fahrenheit ed il sudore imperla copiosamente i miei bellissimi lineamenti.
Sono rientrato madido di sudore alla maison ed immediatamente il corpo richiede a gran voce doccia fredda d’ordinanza, prima però è d’uopo la barba fatta con maggiore cura, succo d’ananas per l’idratazione corporea e con i capelli ancora bagnati mi accingo scivolando sul cofano a mò di Bo & Luke Duke a dordo della mia Ritmo color caffellatte del 1982 con in airplay Boz Scaggs miscellaneato con Robert Palmer e Chris Rea in quel di Collegno nell’area dell’ex manicomio psichiatrico per assistere alla live performance di una delle più interessanti, fresche ed eccitanti novità nel panorama musicale autarchico dell’ultimo decennio.
Sul palco del Flowers Festival, oramai un caposaldo della provincia torinese per quanto riguarda la proposta artistica offerta saliranno sul palco i Coma_Cose, il duo milanese arrivato a salvare il mondo come la piccola Eleven di Stranger Things all’improvviso e quasi dal nulla.
In realtà Francesca Mesiano aka California e Fausto Zanardelli aka Lama hanno un background mica da ridere alla spalle; lei ex dj dei club più cool milanesi, lui ex cantautore rap celato dietro il moniker Edipo artisticamente si sposano davanti alla sacerdotessa arte conquistando con originalità, personalità ed una formula unica mixando rap, rock, elettronica d’effetto ed effetti minimal e cantautorato fuori da ogni regola o schema una folta schiera di pubblico molto giovane ma anche i più attempati come me ma con uno sguardo sui giorni di un futuro passato, capelli più bianchi e pochi rimasti, ma sinapsi stimolate e ricettive e sempre con i piedi sul dancefloor.
Si entra nell’area live alla ricerca del posto a sedere, e, già mi si apre il cuore nel veder l’enorme banner sullo sfondo del palco con la doppia C C di Coma_Cose nere su sfondo grigio che campeggia sulla strumentazione che attende di esser sapientemente suonata.
Il tempo che scendano delicate tenebre ed i quattro musici che accompagneranno il duo prendono il posto di combattimento.
Sulle fasce si trovano chitarrista con compendio di pedaliera colma di riverberi, fuzz e diavolerie varie e succulente, dal lato opposto bassista/tastierista/effettista, a difendere la rete troveremo un polistrumentista che si dividerà fra tastiere e sintetizzatori ed in porta il motore ritmico pulsante a percuotere pelli, piatti e tamburi della nera e compatta batteria.
Un’intro dalla voce robotica ci prepara al live dicendoci che faremo un’esperienza unica come fosse un viaggio nel tempo, sistemiamo i ricordi e le coscienze ed allegri ragazzi si parte.
Il primo ad entrare sul palco sulle note di “Cannibalismo/Golgota” è Lama, cappellino calato in fronte, barba, bermuda e gilet prepara il terreno con poche e mirate rime, di colpo ed in controcanto appare California con salopette nera, Vans ed un mullet azzurro che con le luci diventa biondo, rosso e fucsia, il pubblico già scalpita sulle seggioline di plastica ed io comincio a battere poderosamente i piedi sul pacchetto sottostante.
La temperatura e le emozioni si scaldano alquanto, ad “Anima Lattina” prepotentemente ci si alza e si incomincia a ballare dolcemente e sinuosamente, ma, è con le prime note di “Mancarsi” che letteralmente l’Arena esplode con le danze sul posto ondeggianti ed un boato da stadio assordante ad accompagnare le rime come quando il Toro segna contro la Juventus.
I brani dei Coma_Cose oramai sono inni generazionali, essi contengono immagini di vita vera, fotografano appieno il presente ma sapendo essere comunque atemporali esprimendo concetti universali, d’altronde sono loro che ci dicono che “De Gregori è il miglior rapper in circolazione” ed in “Fiamme negli occhi” la hit sanremese che tutti sappiamo a memoria ci deliziano con un verso come “resta qui e bruciami piano come il basilico al sole sopra un balcone italiano” vi consiglio di dedicarlo a chi amate sarà di sicuro effetto prima di fare l’amore.
Il cielo di Collegno con le sue luminose stelle si abbassa a guardare il palco assistendo ad una performance portentosa.
California e Lama continuano come il pifferaio ad incantarci.
I brani scorrono copiosi e numerosi raccontando la nostra storia; “Discoteche abbandonate” mi fa scendere una lacrima sul volto pensando alla fine dell’Ultimo Impero e la fine di un’epoca, “96” con la sua novità di un arrangiamento punk/rock che aggiunge spezie al mix del duo mi riporta ai miei 15 anni e sorrido beato, “Beach Boys distorti” che non avrebbe affatto sfigurato negli album bianchi del mio amato Lucio Battisti, il brano con il suo testo colmo di figure precise, sottili nonsense generici ma al contempo personali su di una musica glaciale composta da tre accordi tre stile Suicide, bè anche loro erano in due e due indizi fanno una prova giusto.
Oramai è tutto un coro e nel momento in cui parte “Pakistan” i Coma_Cose ci chiedono il momento telefonino/accendino ed oramai ipnotizzati le lucine dei nostri smartphone illuminano l’area di amore, affetto e gratitudine; poi si diventa tutti “Zombie al Carrefour” i supermercati oramai luoghi di ritrovo e riflessione, si riflette delle precedenti relazioni pensando a come era bello fare la spesa insieme in intesa perfetta.
“A Lametta” ci ricorda che sabato non si incomincia mai una rivoluzione e soprattutto in due, anzi sarebbe il momento perfetto per prepararsi ad i concerti del sabato sera che sono anche e finalmente tornati; e torniamo ad accompagnare l’invincibile duo con “Guerre fredde” nostre e loro, “Mille tempeste” quelle di gioia ed emozione, “Deserto” come le città popolose ma deserte di vita vissuta, “Via Gola” e “Jugoslava” che quasi si legano fossero nate come un tuttuno poi poeticamente da troncare.
Il tempo trascorre inesorabilmente ma gioiosamente in compagnia dei Coma_ Cose, ancora “La rabbia” provoca alzate di mani al cielo, cori e claphanding cipioso, e con “La canzone dei lupi” e nel finale “Squali” chiudono un concerto che rimarrà a lungo ed inesorabilmente scolpito nel mio cuore e nei miei ricordi.
A luci soffuse, ovviamente, inesorabilmente ed incontenibilmente a gran voce invadendo le salsicce dei paninari intoniamo “se voi non fate l’ultima noi non ce ne andiamo” il dinamico due si fa pregare solamente 110 secondi e tre volte la nostra richiesta; sul palco vien sistemato un microfono ed una cassa che sostituisce uno sgabello, California microfono in mano e Lama chitarra acustica si siedono una in braccio all’altro e noi a dargli man e voce forte come ci richiedono li accompagnamo con una versione acustica da pelle d’oca ed occhi rossi come i conigli bianchi di “Fiamme negli occhi”, il brano spogliato del suo bellissimo involucro assurge ancor di più al ruolo di ballad amorosa e già facente parte del canzoniere di musica italiana.
I Coma_Cose ringraziano ancora Torino che li ha tenuti a battesimo già dall’inizio della loro ascesa; non poteva essere altrimenti vista la sincerità con la quale i loro brani penetrano nella corteccia cerebrale che si ammorbidisce all’ascolto delle ipnotiche e geniali melodie, anche noi ringraziamo di cuore loro per averci regalato un live ricco ed intenso portandomi a spellarmi le mani per tributare loro il doveroso plauso e sincera gratitudine.
Me ne vado via dall’arena con un sorriso beato ed ancora canticchiando, solamente che essendo stonato come le campane dell’Inferno la gente sembra infastidita, poco importa io sono felice, ho avuto un’orgasmo meraviglioso durante la performance.
Verso l’uscita la mia voglia di ballo e di dancefloor non si placa e le scarpette fumano.
Così visto che le discoteche sono cattedrali abbandonate all’uscita delle tangenziali mi reco ad Airasca dove un tempo il mitico Ultimo Impero dominava il clubbing europeo; parcheggio la Ritmo tra putrelle vetuste ed arrugginite, apro gli sportelli e dallo stereo a volume 92 risuona “I’m Free” di Kenny Loggins, in canottiera bianca e scaldamuscoli mi spertico in piroette e voli pindarici come Ren McCormack, ma dal nulla si palesano di fronte a me con un raggio di luce viola Keith Flint, Raffaella Carrà e Carla Fracci, con un port de bras ed rond de jambe mi comunicano che hanno bisogno del mio aiuto e del mio piccolo cervellino per cambiare il corso della storia liberando da un giogo infernale…
Ma questa è un’altra, incredibile e funambolica storia.
Stay tune from more Rock n Roll girls & boys.