Viva la Vida – 30 anni di Modena City Ramblers
“Da quando non c’è Cisco non sono più gli stessi”, dal 2006 qualcuno che riproponga il mantra lo si trova sempre. Probabile ma questo allora vale anche per i vari Cottica, Rubbiani, Giuntini, per l’indimenticabile Gaby, per Kaba o il “nostro” Contardo, per Lucio Gaetani che li ha praticamente concepiti e su su fino a Morselli. Son 25 o giù di lì i musicisti che hanno fatto la storia della “Grande Famiglia” e si sa le mamme imbiancano, i figli crescono, le cose cambiano ma i sogni quelli no non si spengono. I Modena City Ramblers sono in tour da sempre e giusto una pandemia poteva tenerli per qualche mese giù dal palco.
2 giugno 2021, Festa della Repubblica, i Modena City Ramblers festeggiano 30 anni e ripartono dalla neonata arena estiva della Suoneria di Settimo Torinese. D’altronde, da queste parti son sempre stati di casa. E nel ritorno a casa la famiglia si è fatta trovare numerosa, oltre il sold-out (di per sé non troppo difficile con le attuali limitazioni) c’è l’eroica catena umana che circonda le transenne e mostra la corda delle regole che dovevano essere eccezionali e che ora appaiono sempre meno comprensibili.
La “corrispondenza di amorosi affetti” è totale, stasera il popolo dei MCR (chiamarli fan sarebbe quasi un’offesa) riabbraccia i ”senatori” Franco D’Aniello, Massimo Ice Ghiacci e Francesco Fry Moneti; Davide Dudu Morandi e Leo Sgavetti che oramai rappresentano ampiamente una buona metà di tutta la storia; il Comandante Gianluca Spirito (capace di esordire nel 2018 in mezzo alla bolgia epocale del 25 aprile torinese) e il “baby” Diego Scaffidi che avvicenda dietro piatti e tamburi Robby Zeno.
La salita sul palco alle 21 e spiccioli di questo martedì sera tardo primaverile è davvero emozionante, una scarica di elettricità simile a quelle che annunciano l’arrivo del temporale. Il microfono di Dudu si adegua e rimane in bambola, per lunghissimi secondi diventa muto e resta sordo ai maneggi tecnici e anche agli esorcismi.
Risolti gli inconvenienti tecnici, i “delinqueint ed Mòdna” mostrano una forma strepitosa e tirano giù una scaletta a dir poco sontuosa. Subito un uno due da knockout con quelli che tuttora valgono come veri e propri manifesti programmatici: Grande famiglia e Clan Banlieue. Giusto invertiti nell’ordine rispetto a come nel 1996 attaccava il loro secondo (o terzo e per qualcuno pure quarto, qui entrano in gioco filosofie e scuole di pensiero da maniaci e completisti) album della band.
Band? In effetti per i MCR questo termine si applica con una certa difficoltà, un tempo li si sarebbe definiti collettivo musicale. Sin dagli esordi la loro produzione si è infatti giovata dei contributi più disparati: come dimenticare Sir Bob Geldof ne Il bicchiere dell’addio (tornata in scaletta di prepotenza), il tour simbiotico con la Gang, l’esperienza ne Il Circo di Paolo Rossi o le tante commistioni letterarie a partire da quelle con l’amatissimo Lucho, Luis Sepúlveda. Anche per questo i Modena sono diventati progressivamente uno dei simboli della stagione delle grandi speranze, quella che da Mani Pulite naufragherà tragicamente a Genova nel 2001.
Proprio ai giorni del G8 e a Carlo Giuliani è dedicata La legge giusta, canzone che (ex equo con Contessa di Pietrangeli) vince la competizione sul maggior numero di pugni alzati in platea. Son passati due decenni ma ancora oggi “Genova brucia con il tuo sasso, qualcuno muore proprio adesso”.
Dudu è una furia della natura, lo guardi e pensi questo sia il “suo” concerto della vita. L’emozione è tanta, il vaso delle lacrime però trabocca sul finale, prima dei bis, con Beppeanna di Erriquez e della Bandabardò. Salutiamo un amico volato via troppo presto. È il momento di un giorno di pioggia e di sollevare il bicchiere “per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango, e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade”. Il rito è compiuto, come in una messa laica arrivano i Bis. Mia dolce rivoluzionaria, estratto dal primo e forse più riuscito disco post-Cisco: Dopo il lungo inverno. Quindi le immancabili Cento Passi, Bella Ciao e Ninna Nanna.
Il coprifuoco delle 23 incombe ma stasera qui siamo tutti come risorti e per qualche istante di nuovo in piedi sotto il palco, come prima di questa assurda guerra con l’invisibile.
¡Viva la vida, muera la muerte!”, lunga vita ai Modena City Ramblers.
Concerto del Primo Maggio 2021 Bella Ciao dei Modena City Ramblers da un capannone di Industria Italiana Autobus a Bologna