Beach House – “Bloom”. Primavera. Rinascita. Fioritura.
Primavera. Tempo di rinascita. Tempo di prime esperienze. Tempo di tiepida gioia che migliora le giornate e scalda il cuore. Primavera. Tempo di fioritura.
Nel 2012, gli statunitensi Beach House, al secolo Victoria Legrand e Alex Scally, dedicano proprio a lei, la fioritura, il loro quarto album.
“Bloom” da un lato conferma il duo come principale attore del Dream Pop degli anni 2000 ma, da un altro, rende tutto più nitido, tutto più chiaro, tutto più a fuoco. Come quando sembra di vedere i colori per la prima volta, nonostante averli avuti per un’intera vita sott’occhio. Come quando si scopre l’amore, quello vero, dopo anni di storielle con poco significato. Come quando arriva la Primavera, con la sua fioritura. Le chitarre e i loro effetti immaginifici rincorrono i synth che avvolgono la sinuosa voce di Victoria. Nel loro gioco eterno di perdita e conquista, morte e rinascita, si intravede sbocciare un fiore ogni volta che la dolce chitarra di Alex incontra le sue dita fatate, ogni volta che le tastierine vintage, come un dolce carillon, ci cullano nel loro mondo dei sogni. Così incredibilmente vero, più reale della realtà stessa.
Il jingle jangle di “Mith” ci apre le porte di questo mondo incantato. In “Wild” attraversiamo la foresta dei nostri sentimenti. In “The Hours” non vediamo l’ora di riabbracciare il nostro amore perduto. Tra i desideri di “Whishes”, le tenere atmosfere della leggera brezza marina di “On The Sea” e il finale mantrico di “Irene”, il sogno si avvicina alla fine, ma non prima di lasciarci un’ultima perla nascosta: la hidden track “Wherever You Go”. Ad indicare che dovunque andremo, qualunque cosa faremo, la Primavera, con i suoi prati fioriti, tornerà sempre, o forse, in fondo in fondo, è sempre stata lì con noi, nel profondo del nostro cuore.