Mojave 3 – “Ask Me Tomorrow”
Cosa succede quando si spengono gli amplificatori?
Cosa succede quando la critica musicale che prima ti considerava una pietra preziosa preferirebbe “annegare nel porridge” piuttosto che ascoltare la tua musica?
Cosa succede quando la dolce malinconia Shoegaze, per ragioni di mercato, deve sgombrare il campo per far posto alle smargiassate più (Blur) o meno (Oasis) cool del Brit-Pop?
Succede che se hai il talento purissimo di Neil Halstead sei fortunato.
Succede che, se hai 25 anni e scopri Neil Young e la musica folk, degli amplificatori te ne fai ben poco.
Succede che le voci di Neil e Rachel sembrano nate apposta per essere un tutt’uno con l’animo umano, poco importa con quale genere musicale si confrontino.
E così, dalle ceneri degli Slowdive, come una fenice, Neil Halstead, Rachel Goswell e Ian McCutcheon (che già in “Pygmalion” aveva sostituito Simon Scott alla batteria), riemergono con un disco acustico, sadcore, più dreamy, dolce e malinconico che mai. Irresistibile nelle sue atmosfere arrendevoli e trascinate, nei suoi eterei intrecci vocali.
“Ask me tomorrow” vede la luce nel 1995. Il primo delle 5 perle firmate a nome Mojave 3, l’ultima delle quali avvenuta nel 2006. Poco prima che internet facesse il suo corso e che questo progetto acustico fosse accantonato perché qualcosa di grosso bolliva in pentola, perché gli Slowdive stavano per riprendersi tutte le rivincite possibili e immaginabili davanti al pubblico del Primavera Sound in lacrime. Ma questa è un’altra storia.
L’album bacia per la prima volta l’orecchio dell’ascoltatore con “Love songs on the radio”, con lo slide di una chitarra acustica arpeggiata che si scioglie come burro quando incontra le labbra di Rachel, la sua ultraterrena e ammaliante voce. Ed è subito sogno, ed è subito incanto, ed è subito casa.