LUCIO CORSI – Cosa faremo da grandi? – 2020 Sugarmusic
La prima volta che ho sentito parlare di Lucio Corsi è stato molto recentemente, lo ammetto. In un mondo ancora non schiavizzato dal Voldemort dei virus, mentre guardavo il nuovo programma di Daria Bignardi “L’Assedio” (coincidenze???), ecco spuntare al pianoforte questa specie di elfo toscano, dall’estetica glam rock e dall’anima candida di un bambino di campagna, che presentava il suo nuovo disco suonando la bellissima title track Cosa faremo da grandi?. Non posso dire, come avrei voluto, di averlo già ammirato nel 2017 con il suo splendido “Bestiario Musicale” e di essere stato in attesa spasmodica del sophomore (o terzo album se si considera il primo album la raccolta dei primi 2 EP) ma posso dire che da quel 4 Dicembre non l’ho più dimenticato, anche grazie al mio fraterno amico Alessandro, da sempre consigliere musicale di ottimo gusto. Avrei voluto unire il racconto di queste 9 sognanti tracce parlando del live che avrebbe dovuto svolgersi il 27 Febbraio a Torino, purtroppo rimandato per le ragioni che tutti conosciamo. Chissà, se Lucio ne facesse una canzone, in che modo ne parlerebbe?
Proprio lui che è così bravo a rendere ciò che ci circonda umanizzato, animato, non come un cartone ma come qualcosa che è della stessa sostanza dei sogni, quel sottile confine tra il mondo dei bambini e il mondo degli adulti. L’ascolto di questo disco è avvenuto in parallelo con la riscoperta nella mia vita dei film del maestro Hayao Miyazaki, che con grande gioia rivedo assieme ai miei figli, in particolare: “Il mio vicino Totoro”, “Kiki – consegne a domicilio” e “Ponyo sulla scogliera”. Impossibile non paragonare l’immaginifica scrittura di Corsi con le opere del regista giapponese. Non posso non pensare a Ponyo e alle onde guidate da suo padre Fujimoto mentre canta “Onde che girano, girando cambian faccia, ad ogni giro che respirano poi tornano sott’acqua..onde che girano, girando cambian volto e dopo aver girato tutto il giorno tornano nel porto” nella bellissima Onde o alle presenze magiche che circondano la nostra vita, che solo i bambini o i sognatori possono vedere perché i loro occhi sono ancora ricchi di sorpresa, di meraviglia, di gioia e follia, di non conformismo, di personale visione della realtà. Chi altro potrebbe vedere Totoro e il bus magico a forma di gatto, oppure volare su una scopa e parlare con il gatto Gigi, come raccontato da Miyazaki, se non uno di loro? Chi altro potrebbe intuire la presenza de La ragazza trasparente, nell’omonima traccia, che come tale può essere tutto, “anche una notte d’estate” e del vento nella evocativa Trieste che “venne eliminato dallo show e rispedito in piazza”, a cui dissero “che per rimanere in TV serve la faccia adatta” e che ora si ritrova “senza labbra, senza denti e senza lingua, sul lungomare a rovinare i silenzi, da solo che fischia” come cantato da Corsi?
La scrittura di Lucio trascina in un mondo dove la magia può tutto, perché la vita stessa è magia. Dove la Freccia Bianca è il famoso treno ma ha “lo spirito di un capo indiano” che risale la penisola come “il vecchio spirito di un pelle rossa dividendo in due le città che incontra”; dove L’orologio è una macchina del tempo; dove in Amico vola via la soluzione da trovare per far sì che il suo amico troppo “secco” sia a suo agio non è quella di riempirlo di macigni per ancorarlo a terra, ma quello di mettergli le ali, di farlo volare, di sposare la sua vera natura: il volo. Lo stesso volo che in questi preziosissimi 28 minuti ci dona questo disco con la sua arte. Che ci permette di sognare e di avere una visione della realtà libera dai confini, a volte troppo angusti, della nostra mente. Una visione non per questo meno veritiera, non per questo meno pratica, ma solo diversa. Forse l’unico modo di vedere la vita nella giusta prospettiva.
Per poterla cambiare e poter rendere il mondo ogni giorno, almeno per noi, un posto un po’ più bello in cui vivere.