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Shawn Lee – “Rides Again”

Ricco di esperienze in qualità di musicista e produttore (ha collaborato con Alicia Keys, Lana del Rey e la compianta Amy Winehouse), questo nativo del Kansas d’origini che partono dal Libano per giungere alla verde Irlanda, approda nel novembre dello scorso anno ad una prova solista che mancava all’appello da tempo.
Dopo una carriera che lo vedeva esordire trentenne nel 1993 e che lo avrebbe portato a scrivere musica per cinema, televisione, pubblicità e persino videogiochi (vincendo anche premi prestigiosi), Lee si è trasferito ormai stabilmente a Londra e ha archiviato le esperienze in gruppi quali AM & Shawn Lee, Lord Newborn & The Magic Skulls, New York Trouble, The Electric Peanut Butter Company, The Superimposers, Shawn Lee’s Ping Pong Orchestra e Young Gun Silver Fox.
Abilissimo polistrumentista (suona chitarra, basso, batteria, percussioni), è anche un ottimo cantante e un valido autore di canzoni, come testimoniano le dieci tracce contenute in questo “Rides Again”, album le cui coordinate convergono all’ideale incrocio tra country e blue-eyed soul.
Wichita, opening track composta molti anni fa e dedicata alla sua città natale, è introdotta da una drum machine (strumento quasi onnipresente in tutto l’album, conferendogli un tocco vintage che non guasta affatto) sulla quale si appoggia una melodia di stampo molto classico che si sviluppa in una ballata facente un tutt’uno di J.J. Cale e Tony Joe White, prendendoci immediatamente il cuore e tenendolo invischiato in questi solchi fino al termine dell’album, che prosegue su quella falsariga con la successiva, piacevolissima Wherever The Wind Blows, mentre la splendida Crystal Springs rievoca lo stile di un John Hiatt che abbia incrociato lungo la strada Elliott Murphy.
In un gioco di continui rimandi, tutte le influenze di Shawn emergono, dal Philly sound dei primi Hall & Oates (Brown Hair Woman), alla plausibile passione per Prince (Farmer Brown), alle varie declinazioni sul tema “soul & affini “ (Losin’ My Mind, Yesterday Tomorrow Today e lo strumentale Mr. Maestro), mentre Kansas City Summer, la più “mossa” del lotto e arricchita da un pregevole assolo di chitarra acustica, ha accenti pop e sarebbe perfetta per una festa in piscina in una sera d’estate, quasi come se Paul Weller fosse andato ad incidere in California. A concludere, lo strumentale d’atmosfera Joyland.
Un disco in cui tutto è perfettamente coerente e la personalità del Nostro emerge evidenziando un’abilità di scrittura non comune, uno degli ascolti più convincenti degli ultimi mesi, un album che si ascolta ripetutamente ricavandone sempre gran piacere. Aspettiamo presto una replica, Mr. Lee.

Shawn Lee – “Rides Again” “Légère Recordings” (2019)

Massimo Perolini

Appassionato di musica, libri, cinema e Toro. Ex conduttore radiofonico per varie emittenti torinesi e manager di alcune band locali. Il suo motto l'ha preso da David Bowie: "I am the dj, I am what I play".