Momentum – Il nuovo album dei Calibro 35
É innegabile che i membri dei Calibro 35 sappiano come programmare alla perfezione la notevole quantità dei loro impegni esterni al gruppo perché è ormai consuetudine che a cadenza biennale, e solitamente a inizio anno esca un nuovo disco in studio della formazione madre. “Momentum” che uscirà il prossimo 24 gennaio per la milanese Record Kicks è uno dei dischi più attesi di questo inizio d’anno ed è il primo album in studio a uscire dopo “Decade”, capolavoro e pietra d’angolo che due anni fa ebbe il compito di archiviare i primi dieci anni di carriera del gruppo. In mezzo c’è stato anche il prezioso tributo a Lesiman / Paolo Renosto, registrato dal vivo al Santeria Social Club di Milano pubblicato dapprima in cd per l’etichetta di musica (anti)classica 19’40” e successivamente in vinile su AMS. Il loro settimo album in studio viene annunciato come lavoro perfettamente calato nel presente ma anche portatore di cambiamenti e novità. L’iniziale Glory-Fake-Nation scritta da Rondanini, con le voci che sembrano arrivare da un cespuglio di fantasmi è una sorta di “Intruder” e porta in casa Calibro 35 l’esperienza del suo (incredibile) batterista col progetto I Hate My Village. Non è la loro prima avventura in territori afro-beat (Ungwana Bay Launch Complex e altri episodi di S.P.A.C.E. erano state considerevoli avvisaglie) ma il brano, potente e dallo stile immediatamente riconoscibile, è davvero magnifico e offre un perfetto assist di Stan Lee, il singolo dal grande appeal radiofonico scelto per il lancio dell’album. La canzone gode del featuring rap in stile old school di Illa J che dà vigore al brano e lo proietta verso (retro)futuribili territori blaxploitation tanto che avrebbe fatto un figurone nelle colonne sonore di “Colors” o “Boyz n the Hood”. In Black Moon è la londinese MEI a dare un’impronta hip-hop-soul al brano. A dirla tutta si fermano un po’ qui le novità più evidenti, forse nemmeno troppo eclatanti perché già in passato Martellotti, Colliva e il resto della banda avevano flirtato con icone black e hip-hop (Beastie Boys, Thundercat, Dr.Dre). Le altre composizioni in scaletta riportano il suono verso atmosfere e soluzioni più consone, approdi sicuri che il gruppo milanese raggiunge con la classe infinita che da sempre lo contraddistingue.
Death of Storytelling ha un’eleganza così maestosa ed è talmente bella da meritarsi ascolti ripetuti. Thunderstorms and Data è l’universo Blade Runner riassunto in quattro minuti, nel break centrale sax e piccole luminose gocce di percussioni e tastiere richiamano le strade brulicanti e piovose di quella Los Angeles e la malinconia di quei personaggi; il suo finale sembra invece arrivare dall’attuale scena jazz indipendente londinese. Forse è questo brano il capolavoro di “Momentum” ma è tutta la parte centrale della scaletta a funzionare meravigliosamente. Nonostante un utilizzo più diffuso di tastiere e sintetizzatori il suono non soffre affatto di appesantimenti e barocchismi, anzi paradossalmente appare addirittura più fluido e leggero che in passato. Ne godono appieno il cinematico groove (in tal senso ne sono sicuri puntelli la psichedelica e circolare Automata e 4×4) al quale Gabrielli e soci ci hanno abituati fin dal primo album e brani che starebbero bene in qualsiasi best of del gruppo come Tom Down e la conclusiva One Nation Under a Format guidata da un bellissimo pianoforte sono qui a dimostrarlo. “Momentum” non è disco di cambiamenti radicali e forse in scaletta manca un pezzo incredibile come “Agocica” affinché possa stare allo stesso livello di “Decade”, ma quello che si ascolta è sempre di una qualità stellare. Nessun dubbio su questo.