To be Lonely – Joan as Police Woman a Rivoli
Da una settimana Torino sembra la Los Angeles di Blade Runner. Pioggia, nebbia, riflessi sull’asfalto lucido, la città sembra fotografata da Jordan Cronenweth. È novembre e anche l’anno è quello giusto, tutto quadra. A due passi da Torino il Circolo della Musica di Rivoli offre riparo da una pioggia incessante a quanti hanno avuto l’accortezza di acquistare il biglietto in prevendita perché il concerto è andato meritatamente Sold-Out. Joan as Police Woman sta portando a termine il suo Solo Tour a supporto di “Joanthology”, l’antologia che riassume la sua carriera uscita quest’anno su triplo cd. Un pubblico preparato ed educatissimo prende posto davanti a un palco occupato da un pianoforte a coda, un beat box e una bellissima Telecaster color salmone appoggiata a un trespolo. Joan si siede al piano poco dopo le 22 ed è elegantissima nel suo lungo abito da sera. La qualità sonora che si può ascoltare in sala è rimarchevole e il pubblico seguirà il concerto con grande concentrazione e partecipazione. La scaletta pesca da tutti gli album della cantautrice americana e saranno alla fine 15 i pezzi eseguiti scelti da un repertorio ormai anche numericamente importante. In un’ora e mezza abbiamo ascoltato versioni viscerali e bellissime di brani come Human Condition, Warning Bell, Tell Me e l’afflato soul di The magic . Tre brani arrivano proprio dall’antologia, due erano inediti rimasti sul fondo di un cassetto per molto tempo e il terzo è una cover molto personale della famosissima Kiss di Prince. Proprio al centro della scaletta Joan Wasser ha eseguito un altro omaggio ai suoi amori di gioventù: è un’inattesa versione al pianoforte, davvero bella e sentita di Out of Time dei Blur usata anche come introduzione a Christobel, che in questa versione naked diventa più drammatica pur cedendo parte del carattere notturno che la permeava sul disco d’esordio. Joan ringrazia sempre con grande gentilezza agli applausi che le arrivano ed è davvero simpatica quando scherza col pubblico tra un brano e l’altro, ma mentre suona le espressioni del viso, il linguaggio corporale, i silenzi indicano che c’è qualcosa di molto profondo che si agita nel suo animo. Pensieri, fragilità ed emozioni vengono svelate attraverso i testi di canzoni come What a World, Forever and a Year e l’immancabile favolosa The Ride, ulteriormente amplificati dall’intimità dell’esibizione. È il motivo per cui il concerto al quale abbiamo assistito non è stato un unplugged qualsiasi ma l’esibizione di una vera artista che ha spogliato la sua anima di fronte a noi, accompagnandoci attraverso i suoi luoghi più reconditi riassunti in una scaletta dove ha trovato spazio la To be Lonely posta significativamente in apertura e non la bellissima e famosa To be Loved, infine sintetizzati in quell’asso di picche tatuato tra le scapole.
Foto di Paolo Pavan e Roberto Remondino