“Le Tre Vite di Terry Callier”, Federico Sacchi a Rivoli
Nonostante la pioggia battente non ci dia tregua da giorni, ci sono appuntamenti a cui è impossibile rinunciare: di sicuro quello con Federico Sacchi, in scena al Circolo della Musica con “Le tre vite di Terry Callier” rientra tra questi, così sono salita in auto e sono andata a Rivoli, nonostante non avessi la più pallida idea di chi fosse Terry Callier o, più probabilmente, proprio per questo.Si tratta della seconda puntata della trilogia “Soulful Songwriters”, che racconta la storia di tre figure fondamentali per l’evoluzione della black music, che hanno influenzato con la loro musica e le loro composizioni alcuni dei più grandi artisti degli ultimi 30 anni.
Le luci in sala si spengono, per riaccendersi sul palco dove il nostro music-teller ci trascina all’interno della storia umana ed artistica di Terrence Orlando Callier, cantautore e chitarrista dalla voce e dal talento incredibili – ma ancora più incredibili sono state le vicende che ne hanno complicato la vicenda artistica ed umana. Fin dagli esordi è stato molto apprezzato dalla critica, ma non ha ottenuto il riscontro di pubblico che avrebbe meritato. Nonostante questo, non si è mai perso d’animo ed ha saputo rinascere musicalmente per ben tre vite. Il racconto della vicenda di questo grande soulman è toccante al pari della sua voce e delle sue liriche e non può che appassionare tutti, perfino il nostro impagabile cantastorie.Le splendide canzoni di Terry non si limitano a fungere da colonna sonora del racconto, ne sono parte integrante e fondamentale, fino al momento culminante, in cui, guidati dalla voce di Federico, abbiamo ascoltato, tutti insieme, immersi nel buio e nella musica, Dancing girl: un capolavoro assoluto che non riesco a smettere di ascoltare da quando ne ho scoperto l’esistenza. È proprio questa, per me, la magia delle esperienze di ascolto offerte da Federico: ormai so che, ogni volta, tornerò con un carico di emozioni, un bagaglio di nuove conoscenze e un sacco di nuove canzoni da ascoltare. Proprio per questo preferisco le monografie dedicate ad artisti che mi sono, in tutto o in parte, sconosciuti, perché la scoperta di nuove storie e nuova musica è un dono in più che mi porto via ogni volta che esco dal teatro, aiutata anche dalle playlist che mr. Sacchi si è premurato di creare per noi su Spotify, come ultimo, prezioso, regalo.