Human League: Don’t you want me
Con MTV America lanciata nell’agosto 1981 la crescente consapevolezza ai piani alti delle majors che il videoclip è la nuova cosa su cui investire porta al trasferimento di risorse su questo settore conseguentemente anche band relativamente nuove godono di questa nuova spinta promozionale.
Human League è in Uk il fenomeno synth pop dell’81. Dare è l’album della svolta per la band che da Sheffield era partita qualche anno prima come una delle prime mover della New wave elettronica.
Il primo singolo Open your heart aveva attratto l’attenzione ma il relativo video era sciatto e banale. Il budget aumenta cospicuamente per “Don’t you want me”. Alla regia viene chiamato Steve Barron il nome top del momento nell’ambito dei video musicali.
Il clip è narrativo e la storia si svolge su tre piani in un gioco di specchi riflessi che si riesce a capire solo dedicandogli attenzione anche perché i protagonisti (i membri del gruppo) si ripetono in ruoli diversi.
Il plot principale è un thriller con donne impellicciate spiate da uomini armati in automobile, in realtà si scopre allargando il campo che si tratta delle riprese di un film che in altri ambienti è in fase di montaggio con alla regia il cantante Oakley. Tra il regista e l’attrice principale si suggerisce l’esistenza di una relazione sentimentale. Le immagini passano continuamente tra i due piani differenti del plot.
Solo alla fine con un allargamento delle riprese si scopre che anche la sala regia dove si sta montando il “thriller” è a sua volta la scena di un film con altre telecamere a riprenderla.
Una cosa alla Escher o tipo la copertina di Ummagumma dei Pink Floyd.
I riferimenti cinematografici sono a film come “è nata una stella” ed “effetto notte” (con un esplicito omaggio a Truffaut da parte di Barron).
I primi piani ripetuti di Oakley e delle due coriste Catherall e Sulley bucano lo schermo in quel 1981 non solo in uk ma anche da noi nello studio bianco di Mister Fantasy e li lancia come star del momento, un momento effimero ma che resta in qualche modo scolpito in chi ha seguito fedelmente l’uomo in bianco.
E comunque Don’t you want me è uno di quei pezzi che ti si incollano in testa per giorni, quelli che alla fine non ne puoi più.