I miei Gang
Durante il biennio 84/85 i miei amati Clash si stavano dissolvendo come prevedibile. La loro fine sarebbe stata questione di (poco) tempo, avendo loro già “perso” due colonne quali Topper e Mick. Che fare? Chi avrebbe potuto, anche solo parzialmente, consolare la mia sete di Clash? In quegli anni vennero fuori alcuni artisti che guardavano con ardore ai quattro eroi succitati. Billy Bragg e Redskins mi confortarono non poco e Billy è ancora con me (noi), sempre tonico, acuto, sul pezzo. In Italia? Da un paesino delle Marche spuntò un gruppo di ragazzi motivatissimi, nati dalle ceneri dei Paper’s Gang, con i Clash (e moltissimo altro) nel cuore. Sul palco si presentavano con “divise” da guerriglieri, chitarre uguali a quelle dei loro eroi, piglio deciso, messaggi politici, impegno sociale e cantato in inglese. Perfetti. Ad opinione di alcuni critici erano troppo naif, troppo simili ai loro modelli. Io so solo che vederli, per me, era sempre una cosa grandiosa ed eccitante. Ebbene, mi innamorai di loro e del loro amore per i Clash. Diventarono uno dei fili che mi tenevano legato a quel mondo, che non poteva sparire del tutto, non era giusto.
Dopo i primi album combat-rockeggianti e cantati in inglese, venne il passaggio all’italiano ma anche un certo cambio di genere, meno urlato, meno declamante ma certamente non meno intenso, il messaggio rimaneva forte e chiaro. Personalmente ci rimasi un po’ male, schiavo come ero (e sono) della lingua britannica abbinata a certa musica eppure pian piano arrivai a cogliere il buono di quella svolta, peraltro prevedibile, se si conosce lo storico dei Fratelli Severini.
Marino e Sandro, mente e braccio della band, arrivavano da una cultura di impegno politico prettamente anni ’70, ispirati da molti cantautori e gruppi d’assalto dell’epoca. Le loro radici erano lì certo ma ebbero la particolarità di aver in seguito vissuto qualcosa di egualmente intenso, con l’avvento del Punk ’77 e dei Clash in particolare. Marino, il grande comunicatore, colui che faceva da portavoce, grande presenza scenica, una sorta di Joe Strummer de noantri. Sandro più nell’ombra, forse complice anche un discorso caratteriale ma preziosissimo con le sue chitarre a caratterizzare il suono della band. Attorno a loro si avvicendarono moltissimi elementi, a volte per cause molto tristi, ma i due Severini hanno comunque resistito fino ai giorni nostri. Passarono da un contratto importante con la Cgd, poi risolto, ad intraprendere la strada dell’ autoproduzione e crowdfunding, la quale diede e sta dando ottimi riscontri.
I miei Gang, dicevo. Li incrociai, tra il 2003 e il 2013, anni in cui si teneva l’annuale tributo a Joe, quasi sempre in quel di Bologna, quasi sempre all’Estragon. Avevo una band tributo, i Radio Brixton, si suonava solo Clash e Strummer. Il cartellone era sempre ricco di nomi eccellenti della scena punk-rock italica: Nabat, Klasse Kriminale, Rappresaglia, Klaxon, Bloody Riot, Ghetto 84…E poi loro, i fratelli Severini. Spesso trovarono il modo di presenziare, portandosi dietro un paio di chitarre e regalandoci (oltre al loro repertorio) alcuni pezzi Clash, adattati in acustico. Ebbene, nonostante la “delicatezza” dei suoni, resero sempre alla grande, emozionando tutti i pogatori professionisti presenti in sala. Che fosse una versione di Garageland oppure una This is England. L’intensità fornita andava sempre oltre l’ovvio impatto da Rock band. Furono comunque splendidi. E noi Brixton condividemmo in qualche occasione il palco con Marino. Del resto, quando si suonano canzoni come I fought the law o Police on my Back e si ha lui lì, a mezzo metro…Vuoi non tirarlo dentro?
E allora quale fu il peso dei Gang, per quanto mi riguarda? Io ritengo siano stati un importantissimo trait d’union tra il cantautorato italiano e americano (penso a Guthrie, Dylan etc.) e il Punk-rock di Clash (e Billy Bragg). Questa cosa li fece amare in modo trasversale, dal seguace di Finardi e/o Area, allo Skinhead ‘69. Il tributo a Joe Strummer ne fu prova tangibile. Loro seppero tenere tutto e tutti insieme, se capite cosa intendo. Aggiungo, Billy Bragg collaborò con Marino e soci più volte, in studio e sul palco. Si trovavano ad occhi chiusi, nel nome di “quelli là”.
L’ultimo mio contatto con i Gang è storia recentissima, parliamo del luglio scorso. Grazie anche all’amico Marco Andriano, organizzatore del festival che si tiene a Roddino ogni anno, ebbi modo di condividere il palco con Marino, cantando una canzone con lui. Oltre alla grande gioia provata, per l’ennesima volta ne apprezzai la semplicità, il suo sapere metterti a tuo agio. Nessuna menata, un sorriso e un abbraccio, vai così. Per il mio stato emotivo può testimoniare il buon Massimo Perolini, che era con me…
Grazie, per sempre.
“Primo turno lunedì sei di mattina, Sesto San Giovanni. Billy Bragg che canta nella nebbia, consola i tuoi trent’anni…”.
(Sesto San Giovanni, da “Storie d’Italia”, CGD, 1993)