Il ritorno degli Uzeda
QUOCUMQUE JECERIS STABIT
Siamo alla metà di agosto, cammino per le vie di Philadelphia con il naso all’insù cercando la scalinata di Rocky Balboa, il sole cocente infiamma e brucia la corteccia cerebrale e la BANANA sul cranio, costretto ad abbassare lo sguardo accecato dal bagliore del Dio Apollo lo sguardo torvo e sexy alla James Dean che mi contraddistingue dietro le mie lenti da miope scorgo a tre metri d’altezza la piccola insegna colorata del REPO RECORDS negozio di dischi lungo lungo almeno mezzo miglio stracolmo di cd, poster, stickers, magliette, memorabilia e quintali di vari vinili di ogni genere e forma.
Situato lì con le corna al cielo dal 1986 quasi sciamanicamente le mura sussurrano il mio nome come in un rito voodoo ed Io ipnotizzato e rapito dal mio nome ripetuto con sotto la base di RZA mi infilo nel record shop; comincio a spulciare negli scaffali vorticosamente ed avidamente trovando tesori unici e mai visti, i polpastrelli sono oramai splendidamente neri come la notte più scura e gli occhiali sono oramai scesi fino alla punta del naso, nel momento di tirarli su vedo su di una parete ed in offerta del giorno il nuovo album dei catanesi Uzeda .
La copertina che ricorda Unknow Pleasures attira la mia attenzione come una luce stroboscopica, un adesivo sull’involucro mi informa che il prezzo da 14,99 dollari è sceso a 10,99 dollari questo vuol dire che Quocumque Jeceris Stabit questo il titolo dell’ opera deve venire a vivere a Torino; così acquisto il cd spiego al proprietario che arrivo da Torino per comprare un album di una band italiana e ovviamente si sganascia dalle risate con accento redneck dicendomi di essere stato a Torino tre anni fa per la Juventus, Io da Granata un po’ ci rimango male, Lui capisce mi abbraccia e mi riempie di adesivi in quantità industriale.
Con la mia bustina ed il cd torno velocemente e più di Rocky Balboa al motorhome lungo undici metri che stiamo usando per spostarci negli States, infilo nello stereo il dischetto e a volume disumano le otto composizioni dei quattro catanesi invadono l’aria.
Con la produzione oramai assodata di Steve Albini e mastering di Bob Weston ovvero due terzi degli Shellac e a tredici anni da Stella e dato alla stampe a metà luglio Quocumbe Jeceris Stabit è un piacevole uppercut letale .
Giovanna Cacciola con accorate grida sciorina i suoi testi che si insinuano nella corteccia cerebrale come un mantra irresistibile, voce unica e maledettamente caratteristica che rapisce, seduce isolando le capacità cognitive dal resto del globo; Giovanna è poi supportata da un impianto sonoro che si muove fra coordinate math rock con una deriva noise torcibudella, alla batteria Davide Oliveri costruisce come un fabbro finnico possenti e devastanti ritmi, la cassa battuta con potenza smuove le budella così come i piatti ed i tamburi da cui fuoriescono suoni di un lontano pianeta; Raffaele Gulisano con la chioma bianca e l’ immancabile fazzoletto sul cranio che immagino così in studio come nei live fomenta il drumming di Oliveri con i suoi giri di basso che hanno il sapore di loop, quel loop che ti fa abbassare lo sguardo per ore ed ore, le spesse corde dello strumento si sentono in airplay e sembrano sudate in particolare quando Gulisano suona il basso come una normale chitarra ed in quel momento si cade nella sua tela di ragno e si rimane intrappolati nel rumoroso e sensuale groove; a dirigere il quartetto alla chitarra Agostino Tilotta tira giù quei riff e fraseggi granitici che contraddistinguono l’ inconfondibile sound degli Uzeda, Trilotta fa gridare le sua sei corde, le sue dita creano un wall of sound che accoglie la voce e la sezione ritmica inglobandoli e sparandola nei padiglioni auricolari seviziandoli dolcemente portando all’ immancabile air guitar. Quocumque Jeceris Stabit è un album che ha richiesto tredici anni di gestazione ma il risultato finale è a dir poco eccellente, per l’ennesima volta i quattro catanesi ci regalano un’altra opera da incasellare fra gli album del cuore, in trentadue anni di onorata carriera e all’ album numero sei tocca solamente inseguirli sui palchi dove presenteranno la loro incredibile arte, d’altronde “dovunque lo butti sta in piedi”.
Buon ascolto and stay tuned from more Rock n Roll.